Orange Staff Report #7: Paolo Cerrato
Ruolo: Dirigente
Nickname: Attenzione!
Raccontaci del tuo lavoro e del tuo contributo all’interno dello staff dirigenziale Sanga.
“Il mio contributo in questi ultimi due anni si è ridotto (e in seguito capirete perche’) e ad oggi sono soprattutto di supporto al lavoro di Carlo Ferrario. Per diversi anni ho seguito l’organizzazione della squadra nelle partite, in trasferta e negli allenamenti. A differenza di questi ultimi anni le trasferte erano più lunghe ed impegnative, spesso prevedevano viaggi aerei e pernottamenti e, considerata la durata del torneo da Ottobre a Maggio tutti i fine settimana c’era da organizzare una partita, oltre a decine di migliaia di chilometri di trasferte. Tutto questo con un unico obiettivo, armonizzare ed evitare ogni intoppo organizzativo legato alla gara, così da lasciare staff tecnico e squadra nelle migliori condizioni per affrontare la partita. Raggiungere questo obiettivo, e poi magari vincere la sfida, soprattutto in trasferta, mi rendeva partecipe anche se per una piccola parte al successo del Sanga”.
Le tue precedenti esperienze sportive.
“Le mie prime esperienze sportive risalgono a quando avevo 16 anni, nella US COMASINA . Calcio giovanile come terzino destro nel campionato regionale lombardo, carriera interrotta a 18 anni dopo un incidente in moto che mi costò la rottura della gamba destra in due punti. Nel 2001, insieme a un gruppo di amici dell’Oratorio della Comasina ed il Parroco, abbiamo fondato la Polisportiva Osber con squadre giovanili maschili di basket e femminili di volley. Per quasi cinque anni sono stato vice presidente e vice allenatore della prima squadra che dall’U14 l’abbiamo portata in U19 Fip. In seguito, per seguire le mie figlie, mi sono avvicinato al San Gabriele Basket”.
Come nasce è quando è iniziata la tua collaborazione con lo staff Orange.
“Il tutto nasce la sera dell Finale di Serie B tra il San Gabriele e il Torino, da li inizia il rapporto di stima e conoscenza con Franz Pinotti. Dopo qualche anno dalla promozione in serie A2 è stato proprio Franz a darmi l’opportunità di entrare nello Staff, e questo mi ha coinvolto totalmente nella gestione e nel progetto di portare la squadra in A1. Devo essere sincero non ricordo l’anno in cui ho iniziato, dovremmo chiedere come sempre alla memoria storica di Franz, ma so solo che come tutte le belle cose il tempo è davvero volato”.
La più bella soddisfazione, il momento più intenso o toccante che ricordi come dirigente.
“Il momento più intenso è stata la finale con San Martino di Lupari valida per la promozione in Serie A1, con il rammarico di aver sfiorato di un nulla la vittoria. Forse, ma con il senno di poi, non era il momento giusto per fare il salto di categoria. La più bella soddisfazione è stata supportare il gruppo di ragazze che è andata in finale, giocatrici esigenti e dalla grande professionalità che riuscivano, grazie anche alle loro piccole manie e rituali, solo a vincere, divertire e divertirsi”.
Un episodio, un aneddoto che spieghi il rapporto che ti lega al Sanga.
“Un aneddoto che mi è rimasto impresso è stato lo scherzo che tutti (ragazze e allenatori) mi fecero nel viaggio di trasferta a Udine per la partita di campionato. In pratica, poco dopo la partenza, gli allenatori (in questo caso non faccio nomi ma erano Franz Pinotti, Luigi Cesari ed Antonio Pollice), iniziarono a mandarmi messaggi sulla loro impossibilità ad esserci in panchina per vari motivi tecnici. Da quel momento iniziò un giro di messaggi e telefonate per poter recuperare almeno una degli allenatori. Arrivato all’area di servizio Bauli di Sommacampagna, punto di ritrovo e sosta obbligatoria per ogni trasferta in Veneto/Friuli, scoprii che erano tutti presenti ed in attesa del mio arrivo!. Ci crediate a no ero felice, ma esausto”.
In questo momento difficile stai ricoprendo un ruolo importante nell’aiutare la comunità, raccontaci la tua esperienza in ambulanza in questi giorni tremendi.
“Il mio impegno in ambulanza mi ha portato a lasciare a Carlo lo scettro di dirigente responsabile, proprio perchè ambedue gli impegni hanno una una cosa in comune: la responsabilità dell’impegno preso, e quindi di garantire in ogni caso la presenza.
In questo momento difficile certamente c’e’ ancora più attenzione in ogni intervento: ogni sbaglio, ogni superficialità può costarti la contaminazione, tua o di altri. Tuttavia se tutti seguono delle piccole regole, e variano i propri modi di vivere e rapportarsi con gli altri, ne usciremo e spero inizieremo una nuova vita vedendola con un occhio differente. In questi anni ho fatto numerosi interventi, osservando abitazioni di persone sole, abbandonate, sofferenti e tante volte con solo bisogno di parlare o avere compagnia. Personalmente sono convinto che questa pandemia sia la conseguenza della sfrenata globalizzazione del mondo e spero che tutto questo apra gli occhi di tutti se come cambiare la propria vita e il rapporto con gli altri. Certo non è facile ma più questa situazione continua, e più si potrà sperare in un cambiamento, perchè, magari fra 30/50 anni, il mondo potrebbe entrare in una spirale di autodistruzione ambientale senza ritorno. Quindi ora ricordiamoci tutti di seguire le regole per evitare contagi, per voi ma soprattutto per le altre persone. E’ il primo passo per fare qualcosa per noi e per la nostra comunità”.